Questo spunto mi permette di scrivere delle Variazioni Goldberg (BWV 988), una delle composizioni bachiane che amo di più. Come spero ogni estimatore di Bach, apprezzo molto la versione originale suonata col clavicembalo, uno degli strumenti che evocano di più una vera atmosfera barocca. Ma quando Glenn Gould, nel 1955, pubblicò la sua interpretazione al pianoforte con l'album che lo lanciò al grande pubblico, qualcosa cambiò nel modo di sentire (in senso percettivo) la musica del maestro di Lipsia. Anni dopo, poco prima di morire, Gould decise di incidere nuovamente le Variazioni, perché non era contento di quello che aveva fatto venticinque anni prima, giudicandola affetta da troppo giovanile entusiasmo. La versione del 1981 è molto più intima, ed è considerata il canto del cigno. Personalmente, preferisco quella del 1981 a quella del 1955.
Le Variazioni si compongono di un'Aria (sarabanda in 3/4, in Mi minore), 30 variazioni e un'Aria da capo alla fine.
Si mettano a confronto, ad esempio, diverse interpretazioni dell'Aria:
- suonata col clavicembalo: splendidamente barocca;
- suonata col pianoforte da Glenn Gould (versione 1955), briosa, vivace, esuberante;
- suonata col pianoforte da Glenn Gould (versione 1981), di una struggente e patetica bellezza; ascoltare Gould che canticchia in sottofondo genera un sentimento di comunione con l'artista
Spartiti: scaricabili cliccando qui
Nessun commento:
Posta un commento